Note d'autore

Silvia Cervellati nasce all’Ospedale S. Anna di Ferrara il 31 maggio del 1958, sotto il segno dei Gemelli e l’ascendente della Bilancia. Già curiosa di conoscere le bellezze dell’amata Penisola, a soli due mesi si trasferisce con la famiglia a Roma, per passarvi l’infanzia e quindi terminarla inderogabilmente tra Novara e Torino. Frequenta con buon profitto gli studi, manifestando in un’età ancora abbastanza tenera una certa qual punta di snobismo nel prediligere quelle materie invise alla maggior parte dei compagni di scuola, come l’Italiano, il Latino e tutto ciò che si può collegare alla letteratura in genere, Epica inclusa. Ma poiché di fatto è mite e conciliante, estroversa e quant’altro, trova il modo di unirsi a ciò che va per la maggiore, ottenendo risultati decisamente ottimi anche in materie più “ricreative”, come il Disegno e l’Educazione Fisica. Della Storia ama la parte più fascinosa e romantica: dall'antichità al Risorgimento, fine!... trovando a dire poco squallido tutto quanto viene dopo e d’una noia mortale tutto quanto viene prima. Sensibile alle bellezze della natura, apprezza delle materie scientifiche soprattutto la parte coreografica mentre, per quanto riguarda la Geografia, decisamente fatica a capire l’utilità di dati continuamente altalenanti quali, ad esempio, il numero degli abitanti di un Paese o addirittura dei suoi centri abitati. Nel frattempo, scrive… oddio, quanto scrive! Poesie, dapprima. Ma dopo… romanzi! Data l’età, poiché si sta parlando dei suoi dodici - tredici anni, si tratta chiaramente di “rodaggio”. A quindici, comunque, sebbene a “quattro mani”, termina con Susy, l’amica del cuore, il primo, di genere umoristico. Ne seguono naturalmente altri, che non la soddisfano e che, quindi, non porta a termine. Intanto cresce, si fidanza, sposa e divorzia, sempre con carta e penna in mano: una manìa!... che porta nel primo frutto, questa volta pubblicato, il romanzo dal titolo "Non posso dirti addio", con prefazione di Annarosa Del Corona, ispirato al grande artista fiorentino Renato Raddi, di cui è stata la compagna. Un secondo libro, "Per chi non vuol sentire", uscito a distanza di qualche anno, oltre al romanzo da cui prende il nome, vede inclusa una raccolta di brevissimi racconti, fra i quali il delicato Storia Antica, classificatosi 3° Assoluto al 10° Concorso Nazionale Città di Riparbella; Quasi Trilussa, una specie di “gioco” sulla base di un componimento del grande Poeta romano; Serata Jazz, resoconto di una serata non proprio tranquilla; Un ultimo capitolo, breve saggio di black humor; La Toilette, tra comicità e lirismo, ispirato ad una storia vera; Cronaca, è lo svolgersi d’un dramma, come spesso accade, tra indifferenza e ipocrisia; Chissà perché, ironizzando dapprima su certi aspetti appartenenti al quotidiano, ha una conclusione tacita, composta ed ammirata di fronte alla grandezza del dolore di una madre.
L'anno 2013 saluta l'uscita dei romanzi "Ritratti in uno", "Rose!" e "Non posso dirti addio", alla sua seconda edizione, mentre il 2014 vede pubblicati in formato cartaceo e digitale, come i precedenti, "Se non esistono gli angeli" e "La bellezza di mia madre".

Silvia Cervellati attualmente scrive e lavora a Follonica, cittadina accarezzata all’azzurro Tirreno, dove sembra essersi fermata. Nel suo cuore, l’amata Ferrara, veduta nell’età adulta, con le sue strade antiche e con la nebbia, Schifanoia ed il Castello;  le Volte, l’Ariosto e l’ospedale dove è nata e dove, per amore verso un’Este, fu prigioniero il Tasso; Diamanti, con le Mostre; “la Marfisa”, col giardino e i suoi misteri del passato; l’infanzia a Roma, con le calde estati; il nastro del Tevere d’argento, dalle terrazze-lavatoio dei palazzi; il Natale, con la magia di strade e zampognari, venuti a rallegrar la Festa; i fuochi al Pincio; Villa Borghese, con laghetto e barche, di mattino; Novara, immersa nel Risorgimento, fra il Coccia, il parco e il Monumento alla Mondina; Torino, Reale ed operaia, coi suoi rumori e la sua quiete a Cavoretto fiorita, in primavera; e poi l’approdo al Mare, la Costa, con tutte quelle cose che ritornano e che vanno facendo di ogni vita un miracolo dell’esistere.